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Introduzione di Riccardo Reim
Cura e traduzione di Paola Faini
Edizione integrale

Accompagnato da ininterrotta fortuna, riconfermata dal successo del film di Francis Ford Coppola, Dracula di Bram Stoker è l’ultimo grande romanzo gotico e al tempo stesso, forse, il più famoso: spettrale, altero, spietato e sottilmente erotico, il pallido Conte (il cui nome è ormai sinonimo di vampiro) appartiene a quei pochi personaggi che entrano a far parte dell’immaginario collettivo, impongono un genere, divengono un simbolo. «Una figura», notava Thomas Wolf, «che costringe a confrontarci con misteri primordiali: la morte, il sangue, l’amore e i loro reciproci legami», cosicché «il risultato cui Stoker perviene è questo: ci fa comprendere, attraverso la nostra esperienza, perché si dice che il vampiro sia invisibile allo specchio. Egli c’è, ma noi non lo riconosciamo, dal momento che il nostro stesso viso lo cela».

«Il vento penetrante ancora trasportava l’ululato dei cani, che tuttavia si faceva sempre più debole man mano che procedevamo nel nostro cammino. Il verso dei lupi risuonava sempre più vicino, come se ci stessero accerchiando. Ho cominciato a provare una paura mortale. I cavalli avevano la stessa sensazione, mentre il cocchiere non era affatto turbato. Continuava a voltare la testa a destra e a sinistra, ma io non riuscivo a vedere nulla in quella oscurità.»


Bram Stoker
nacque a Dublino nel 1847 e vi morì nel 1912. Oltre a Dracula, universalmente considerato il suo capolavoro, scrisse numerosi altri racconti e romanzi, tra cui vanno almeno ricordati Il mistero del mare (1902), La dama del sudario (1906) e La tana del Verme Bianco (1911).

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