Gamiani. Due notti di eccessi

Gamiani. Due notti di eccessi

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Due notti di eccessi

Cura e traduzione di Riccardo Reim

Più che un libro, Gamiani si potrebbe definire una leggenda. Quest’opera tanto citata, discussa e ancora così poco letta (uno dei testi più famosi, in assoluto, della letteratura clandestina dell’Ottocento, di cui può senz’altro essere definito un «classico») è nondimeno tipica di un’epoca e di un clima che essa trasferisce con estrema chiarezza su un terreno condannato e nascosto, ovvero quello del racconto erotico. L’eroina che dà il titolo al libro è la bellissima, misteriosa, onnivora contessa Gamiani (italiana, secondo un’altra ben nota convenzione esotica del Romanticismo europeo), con la sua inappellabile condanna all’insoddisfazione, all’inesauribile ricerca di un compimento impossibile che potrà condurre soltanto alla morte (la morte nella voluttà) come esperienza definitiva. In Gamiani troviamo perversione e sfida, sfrenata esaltazione dei sensi, colpa e condanna, ossessione dell’estasi e del sublime. Tribadismo, animalismo, voyeurismo e sadismo sono gli elementi essenziali di questo breve romanzo, i cui deliri e furori rispecchiano i turbamenti, il gusto e le mode di tutta un’epoca. Una storia lesbica in cui molti hanno voluto riconoscere George Sand o addirittura la celebre Cristina di Belgiojoso (ma forse sono semplicemente delle supposizioni). Sospiri, languori, struggimenti, perversioni, estasi: l’occhio del voyeur, onanistica macchina da presa, scopre i fantasmi dei segreti più riposti, spia l’illecito, modella la passione fatale e distruttrice…


Alfred de Musset
Alfred Louis Charles de Musset-Pathay (1810-1857) fu poeta, scrittore e drammaturgo. Da buon dandy, si avvicinò alla poesia più per desiderio di vita mondana che per vera vocazione: s’impegnò a fondo nell’arte solo dopo la morte del padre, nel 1832. La salute malferma e la dedizione all’assenzio segnarono gli ultimi anni della sua vita. Morì quasi dimenticato; le sue spoglie riposano nel cimitero di Père-Lachaise, a Parigi.

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