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Introduzione di Gianluigi Melega
Traduzione di Sara Cortesia
Edizione integrale

Nato in India da genitori irlandesi, Kimball O’Hara ha imparato a vivere di espedienti per le strade di Lahore come ogni bambino indiano, anche se le sue origini fanno di lui un sahib, un privilegiato. Quando conosce il vecchio asceta tibetano Teshu, decide di diventare suo discepolo e di accompagnarlo nel suo pellegrinaggio alla ricerca di un mitico fiume purificatore, le cui acque redimono dalla Ruota della Vita. Ma presto è richiamato ai suoi doveri di “bianco” e viene travolto dal Grande Gioco dell’imperialismo, un mondo affascinante e avventuroso che però lo allontanerà dagli antichi valori della cultura indiana appresi nel corso della sua intensa amicizia con Teshu. Kim ci offre così il racconto dello strenuo tentativo di riconciliare due culture quanto mai opposte, ma anche la celebrazione di un’amicizia cui fa da sfondo l’opulenza dei paesaggi indiani, deturpati dall’opprimente presenza del dominio britannico.

«Tutti slegarono i fagotti e fecero colazione. Poi il banchiere, l’agricoltore e il soldato prepararono le pipe e tra sputi, colpi di tosse e risate riempirono lo scompartimento di un fumo acre e soffocante. Il sikh e la moglie dell’agricoltore masticavano pan; il lama tirava tabacco e sgranava il rosario mentre Kim, seduto a gambe incrociate, si gustava sorridente la piacevole sensazione di sazietà.»


Rudyard J. Kipling

(Bombay 1865-Londra 1936), dopo aver completato gli studi in Inghilterra, tornò in India, dove visse a lungo lavorando come giornalista. Vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1907. La fama dello scrittore britannico è legata, oltre che a Kim (1901), al romanzo Capitani coraggiosi (1897) e ai Libri della jungla (1894- 1895), opere pubblicate dalla Newton Compton.

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