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Introduzione e cura di Kirsten Bech
Traduzioni di Kirsten Bech, Maria Pezzé Pascolato e Giuliana Pozzo
Edizioni integrali

«Andersen scopre nuove sorgenti del meraviglioso [...], non si deve equivocare con prodotti artigianali e surrogati quali la novelletta edificante, il raccontino didascalico omoralistico, insomma quella che viene chiamata [...] “letteratura pedagogica”». Così Gianni Rodari, che vedeva nel narratore danese un grande innovatore e sperimentatore del genere favolistico. Infatti, mentre i fratelli Grimm per la loro raccolta attinsero prevalentemente al folklore e alle fonti tradizionali del popolo tedesco, Andersen fa della materia esistente il punto di partenza per le sue elaborazioni fantastiche, per le sue invenzioni anche stilistiche. Prende spesso spunto da episodi della sua vita, cosicché l’elemento tradizionale si intreccia e compenetra con il vissuto personale – esperienza reale o memoria di un racconto ascoltato da bambino – per poi lasciar libera la fantasia di galoppare e percorrere strade di cui egli stesso si stupisce. La novità e la diversità della sua opera scandalizzarono gli accademici e disorientarono i lettori, sia per l’introduzione della lingua parlata in ambito letterario, sia per le invenzioni anche sintattiche e grammaticali in cui ci si imbatte leggendo i suoi testi. Ma proprio attraverso queste “sconvenienti” deviazioni dalla regola e dalla tradizione, il narratore riesce a incantare, a trasmettere l’intima poesia di un animo sensibilissimo, a esprimere l’essenza dello spirito popolare danese, allegro, scanzonato, bonario e saggio. Le meravigliose favole di Andersen sono un capolavoro universale e senza tempo.


Hans Christian Andersen

nacque nel 1805 a Odense, in Danimarca. Rimase orfano del padre a 11 anni e compì gli studi in modo poco costante. Grazie a un sussidio governativo poté viaggiare a lungo in Europa e in Italia. Nonostante abbia sperimentato diversi generi letterari – scrisse infatti anche romanzi e opere drammatiche – la sua fama resta legata alle fiabe, cui si dedicò con passione tra il 1835 e il 1872, tradotte in quasi tutte le lingue del mondo. Morì nel 1875.

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