Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio

Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio

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Traduzione di Pietro L. Segre
Edizione integrale

Scritto nel 1905, subito dopo Psicopatologia della vita quotidiana, questo saggio costituisce un contributo insostituibile alla comprensione delle motivazioni profonde di un fenomeno ritenuto spesso ingiustamente privo di una sua specifica rilevanza, o comunque del tutto marginale rispetto al comportamento “dominante” dell’uomo. Freud, individuando l’intima connessione esistente tra tutte le manifestazioni del pensiero, legate dalla comune radice inconscia, ebbe il merito di affiancare il meccanismo mentale che è all’origine del motto di spirito a quello degli altri processi psichici e di conferirgli dunque la medesima, legittima dignità.

«Lasciando da parte i motivi personali che mi fanno desiderare di approfondire la comprensione del problema del motto di spirito, e che chiarirò nel corso di questo studio, posso fare appello al fatto che esiste un’intima connessione tra tutte le manifestazioni del pensiero, la quale garantisce che una nuova cognizione psicologica, anche se acquisita in un campo molto remoto, potrà avere un imprevedibile valore anche in altri campi.»


Sigmund Freud

padre della psicoanalisi, nacque a Freiberg, in Moravia, nel 1856. Autore di opere di capitale importanza (tra le quali citeremo soltanto L’interpretazione dei sogni, Tre saggi sulla sessualità, Totem e tabù, Psicopatologia della vita quotidiana, Al di là del principio del piacere), insegnò all’università di Vienna dal 1920 fino al 1938, quando fu costretto dai nazisti ad abbandonare l’Austria. Morì l’anno seguente a Londra, dove si era rifugiato insieme con la famiglia. Di Freud la Newton Compton ha pubblicato molti saggi in volumi singoli e la raccolta Opere 1886/1921.

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